Si sono conclusi nella notte su domenica 20 febbraio le competizioni curlistiche ai Giochi della XXIV Olimpiade invernale. Nel “Ice Cube” di Pechino le medaglie d’oro sono finite al collo rispettivamente del team di Niklas Edin (Svezia) e di Eve Muirhead (Gran Bretagna).

Nel concorso maschile c’era grande attesa per le prestazioni delle nazionali svedesi, sempre a medaglia nelle ultime due edizioni dei Giochi, e scozzesi-sotto-bandiera-britannica del “nuovo che avanza”, il giovane team dello skip Bruce Mouat, recente finalista ai Mondiali e campione europeo in carica. In semifinale, i primi si sono sbarazzati, non senza qualche brivido, di un Canada (skip Brad Gushue) apparso in affanno per tutto l’arco della competizione (5 a 3), mentre i secondi hanno avuto la meglio sui sorprendenti vincitori di quattro anni fa, il team USA di John Shuster per 8 a 4.

La finalina tra Stati Uniti e Canada ha visto prevalere questi ultimi, in una sfida equilibrata decisa da un ambizioso quanto difficilissimo sasso giocato da Shuster che ha permesso ai Canadesi di rubare 2 punti e imporsi per 8 a 5.

La finale tra Svezia e Gran Bretagna non ha deluso le attese: una partita spettacolare, molto offensiva (almeno inizialmente) e che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino al decisivo “extra-end” che ha definitivamente sancito l’entrata di Niklas Edin e compagni (Christoffer Sundgren, Rasmus Wraana e Oskar Eriksson) nell’Olimpo del Curling mondiale, lui che è stato capace di vincere una medaglia nelle ultime tre edizioni delle quattro che ha disputato (alla prima, ce la ricordiamo, arrivò alla “finalina” giocata contro la squadra di Ralph Stöckli a Vancouver 2010). Congratulazioni dunque alla nazionale svedese per un ruolino di marcia impressionante e costante nel tempo.

La competizione femminile per contro vedeva il nostro team di Silvana Tirinzoni, a giusto titolo, tra le favoritissime alla conquista di una medaglia: vincitrici del round robin (8 vittorie e 1 sconfitta) e capaci di “scegliersi” nelle semifinali l’avversario sulla carta più abbordabile – il Giappone della skip Satsuki Fujisawa – il quartetto del CC Aarau non ha verosimilmente retto alla pressione delle aspettative e una dopo l’altra le giocatrici elvetiche hanno commesso errori inusuali per il loro, solitamente altissimo, livello di gioco. Non sta a noi attribuire colpe o meriti, ma certamente la squadra non ha performato come ci si sarebbe potuti attendere e al KO della semifinale è purtroppo seguita un’altra fatale contro-prestazione nella “finalina” che le ha viste opposte alle campionesse olimpiche uscenti del team svedese di Anna Hasselborg (sconfitte in un match spettacolare per 12 a 11 dalla Gran Bretagna), in una riedizione della finale dei Mondiali del 2019 che avevano visto prevalere le elvetiche.

Un match che sembrava destinato a chiudersi anzitempo, ma che Silvana Tirinzoni e compagne hanno comunque saputo mantenere più o meno equilibrato fino al penultimo sasso della decima mano, un abbordabile take-out “hit-and-stay” aperto che, anziché rimanere in posizione, è uscito dal campo di gioco, lasciando alla skip svedese un draw per la definitiva vittoria con il risultato di 8 a 6.

In finale si sono così ritrovate la Gran Bretagna di Eve Muirhead e il team nipponico di Satsuki Fujisawa: le scozzesi si sono fatte preferire per tutta la partita, troppo imprecise le giocate del quartetto asiatico e il match è terminato al nono end sul risultato di 10 a 3.

Complimenti a Eve Muirhead, Vicky Wright, Jennifer Dodds e Hailey Duff per questo straordinario successo! Per la Gran Bretagna si tratta del primo oro olimpico da Salt Lake City 2002, quando ad imporsi vi era una certa Rhona Martin (poi Howie), una vera leggenda del curling scozzese ed europeo. Onore al Giappone, capace di confermare il bronzo di quattro anni fa (ai danni proprio della Muirhead!) e mettersi al collo un’altra medaglia, stavolta d’argento che però ha tutto il gusto di una campagna olimpica pienamente riuscita.

In casa Svizzera occorrerà ora chinarsi su questa campagna olimpica che, per la seconda volta dopo Sochi 2014, non ha permesso di rientrare con una medaglia al collo dei nostri atleti.