Manca esattamente un anno, 365 giorni, all’apertura dei ventitreesimi Giochi Olimpici invernali e la città coreana di Pyeongchang appare essere sulla buona strada per fornirci giochi di altissimo livello, come sempre abilmente “impacchettati” dal Comitato Olimpico Internazionale sotto forma di ore e ore di dirette (e differite) TV.
Per noi curler, i giochi della 23a Olimpiade rappresentano un punto di svolta importantissimo: per la prima volta infatti il Curling potrà essere ammirato ogni singolo giorno della rassegna iridata! Infatti il 2018 coincide con il debutto olimpico del Mixed Doubles, una variante particolare del Curling, ancora relativamente poco conosciuta alle nostre latitudini ma che sta prendendo piede un po’ in tutto il mondo grazie al suo regolamento all’insegna del gioco offensivo.
Nel Mixed Doubles, lo dice la parola stessa, si affrontano due coppie di giocatori; queste devono rappresentare entrambi i sessi. I giocatori hanno a disposizione sei stones al posto delle ‘solite’ otto, ed un sasso viene posizionato prima dell’inizio dell’End dal giudice in una posizione prestabilita dal regolamento e che dipende dall'”hammer”: in pratica ai due giocatori è concesso tirare soltanto 5 stones, ma alla fine ne possono contare fino a sei. Tutto chiaro, no?
Eppure, perlomeno qui da noi, dovrebbe esserlo: la Svizzera ha infatti – per ora – il carnet di medaglie iridate più prestigioso di tutte le nazioni partecipanti, grazie ai cinque ori vinti dalle coppie Schori/Müller (2008 e 2009), Pätz/Michel (2011), Lehmann/Rios (2012) e Gribi/Gribi (2014).
Ma il grosso atout del Mixed Doubles è certamente la diffusione planetaria che questa disciplina è riuscita a conquistare nel giro di pochi anni: se nel 2008 Irene Schori e Toni Müller se la sono vista con altre 9 nazioni, ai Mondiali del 2016 hanno preso parte la bellezza di 42 nazioni, tra le quali anche dei veri e propri “outsider” quali ad esempio il Brasile o il Qatar. Indubbiamente la necessità di reperire solo due giocatori al posto dei tradizionali quattro permette a più squadre e giocatori di affacciarsi al Mixed Doubles, con costi certamente più ridotti per le federazioni.
Un altro vantaggio del Mixed Doubles è la rapidità dell’azione e la propensione marcatamente offensiva del regolamento. Una Free-Guard-Zone estesa a tutti i sassi in gioco è in effetto fino al quarto sasso giocato nell’End; questa regola vale, contrariamente a quanto avviene nel Curling tradizionale, anche per i sassi che si trovano in casa, che possono essere spostati ma non rimossi dal gioco.
La partita si dipana sull’arco di 8 ends con una media di circa 8-9 minuti per ciascun end e partite che mediamente terminano entro l’ora e un quarto. Questo permette di disputare un alto numero di turni durante una giornata, mantenendo alto il ritmo anche grazie all’adozione di un tempo di gioco (22 minuti di “thinking time”) piuttosto contenuto anche se sufficiente per la maggior parte degli incontri.
Siamo curiosi riguardo al responso che questa nuova disciplina avrà con il pubblico non esperto di Curling: alcuni passi del regolamento sono un po’ macchinosi per i non addetti ai lavori e non immediatamente comprensibili senza un minimo di background curlistico. Una bella sfida per chi sarà chiamato a commentare in TV le competizioni olimpiche, visto che il Curling è risultato sovente tra le discipline sportive più seguite ai Giochi Olimpici grazie proprio al fatto che il suo torneo si disputa sull’arco di più giorni, con numerosi turni giornalieri e che si disputa con qualsiasi tempo.